Giampaolo Cancelli, le esperienze di un arciere paralimpico
Nel 2009 un grave incidente motociclistico ha portato Giampaolo Cancelli, classe 1968 di Stezzano, nel reparto di rianimazione dell’Ospedale di Bergamo. Per venti giorni Giampaolo ha lottato, non troppo distante dalla morte. Ma ce l’ha fatta: c’è voluto un duro impegno nella riabilitazione ma la paraplegia che ha riportato non gli ha fatto perdere la voglia di vivere in grande. Il centro di riabilitazione di Mozzo e l’amore a prima vista per l’Arco Compound hanno fatto il resto.
Grazie all’atleta e amico Alberto Simonelli (numero uno mondiale nel tiro con l’arco paralimpico) e insieme a Luciano Ravazzani, suo attuale tecnico, ha intrapreso la sua carriera come arciere nella società Asd Arcieri di Castiglione Olona.
Tanto impegno, orgoglio e voglia di vincere hanno portato presto i primi risultati: dopo una medaglia di bronzo ai Campionati Italiani Indoor a Terni e un argento agli Indoor di Palermo, nel 2012 Giampaolo Cancelli approda a Londra per realizzare un sogno: le paralimpiadi. È ancora un esordiente e guadagna solo un nono posto che, però, non cancella il suo entusiasmo. È l’inizio di una grande carriera, ottavo ai Mondiale Para Archery del 2015 in Germania, partecipa alle Paralimpiadi di Rio 2016 dove conquista un meritatissimo nono posto. Il 2017 inizia in grande: bronzo ai Fazaa International Archery Competitions di Dubai e ai Tricolori Targa Para-Archery di Castenasio (BO).
In un’intervista rilasciata qualche anno fa Giampaolo Cancelli racconta che «Nello sport paralimpico non ci si guarda con odio, ma con ammirazione. Io credo fermamente nel lavoro quotidiano, nello sport e non solo; nei ritagli di tempo faccio volontariato per l’Associazione Disabili Bergamaschi».
E alla domanda «Come riesci a rimanere così tranquillo?» risponde: «Dopo anni che faccio questo sport, già solo partecipare alle Paralimpiadi è come essere salito sul podio. Per non agitarmi penso che non ho nulla da perdere e che se faccio quello che so fare posso raggiungere un buon piazzamento, poi la medaglia è tutta un’altra storia».
Il grave incidente che ha bloccato Giampaolo su una sedia a rotelle non lo ha certo fermato: la sua vita prosegue ricca di sport, gioia di vivere e tanta voglia di scherzare che lo porta a chiudere il racconto con un «Ma non chiedetemi quante frecce tiro in un anno… sono troppe!».
Su gentile concessione dell'Associazione AdB Bergamo