Error message

Notice: Undefined offset: 1 in counter_get_browser() (line 70 of /web/htdocs/www.faiponline.it/home/drupal/sites/all/modules/counter/counter.lib.inc).

Gabriella Bertini la donna che voleva volare

Si terrà al Teatro Momo di Venezia Mestre, il prossimo 08 marzo 2019, lo spettacolo reading dedicato a Gabriella Bertini. Protagonista Laura Lattuada, regia di Elena Bono e con la partecipazione del musicista  Marco Remondini.

Era in sedia a rotelle dal 1953 quando, appena tredicenne, un’infezione al midollo, o forse una trombosi spinale, l’aveva resa paraplegica. Non che sino a quel momento la sua vita fosse stata una passeggiata, anzi. Nativa di Dicomano, in provincia di Firenze, ultima di tre fratelli, durante la guerra aveva perso il papà ufficiale di Marina. Insomma, imparò presto a tirare fuori la determinazione davanti a prove difficili.
A 18 anni divenne la segretaria del professor Adriano Milani, direttore del Centro di Riabilitazione per Bambini con Spasticità della Croce Rossa Italiana del capoluogo toscano. Frequentava Barbiana, il borgo sulle colline fiorentine dove don Lorenzo Milani, fratello del professore, sperimentava un modo nuovo di fare scuola, accogliendo tutti e aiutando i ragazzi, per diversi motivi, più svantaggiati. 

Negli anni ’60 Gabriella passa agli annali come la prima donna paraplegica a guidare un’autovettura. La vera grande battaglia vinta da questa donna straordinaria sarà l’apertura dell’Unità spinale a Firenze, che arrivò dopo qualche anno. 

L’esempio a cui si ispirano Gabriella e il professor Milani è l’ospedale inglese Stoke Mandeville, dove persone con para e tetraplegia vengono curate e riabilitate fino al punto di poter fare sport e condurre una vita normale, contrariamente a quanto succede in Italia ancora negli anni Settanta.

Durante le feste natalizie del ’70, Gabriella è anche impegnata nelle lotte per il lavoro dei disabili: occupa piazza della Signoria, ma al termine di questa lotta, all’inizio del ’71, deve andare a curarsi a Stoke insieme al marito Beppe. "Vedere come curavano e riabilitavano persone con lesione al midollo spinale – raccontò allora Gabriella - fu una cosa meravigliosa e capii subito che le stesse cose sarebbero dovute avvenire anche in Italia. Il programma del centro inglese era una realtà che dava speranza, faceva tornare la gioia di vivere, di muoversi, studiare, lottare".

La permanenza nel centro inglese permette di raccogliere una vasta documentazione e di conoscere numerosi operatori, primo fra tutti il direttore del centro , J.J. Walsh. Su iniziativa del comitato per la riabilitazione, formato nel frattempo e di cui facevano parte anche Gabriella e Beppe, inizia nel 1974 un filo diretto tra il dottor Walsh e la Regione Toscana per tenere conferenze e incontri. Anche gli altri paraplegici fiorentini cominciano a lottare insieme per avere cure adeguate. Nel 1978 qualcosa inizia a muoversi. Si realizza un reparto sperimentale al settimo piano del Cto, diretto dal prof Mizzau. Ma ancora non è sufficiente. Nel 1979 Gabriella è ricoverata nel centro per lesioni midollari di Heidelberg in Germania, insieme a tanti altri italiani.

Il 18 novembre del 1979 Gabriella decide di iniziare uno sciopero della fame per protesta, formulando precise richieste alla Regione e al Ministero della Sanità. Alla sua lotta si uniscono i paraplegici di Firenze. Il 22 novembre, dopo 4 giorni di sciopero della fame, la Regione e il Cto si impegnano a creare una divisione autonoma ampliabile per lesioni al midollo spinale. Insieme a Medicina Democratica, l’associazione Toscana Paraplegici dà incarico al dottor Giulio Del Popolo di realizzare il modello per la nuova Unità spinale di Firenze. L’impegno di Gabriella contribuisce alla nascita del Civic (centro nazionale vacanze incontri culturali) sull’handicap a Marina di Grosseto. Le battaglie di questa grande donna si dirigono a favore delle unità spinali, le barriere architettoniche, il lavoro e la vita indipendente delle persone in carrozzina. L’ultimo progetto di Gabriella Bertini, dopo aver visto finalmente realizzata l’Unità spinale, è la creazione di un’area adiacente al reparto, dove assicurare assistenza per i malati più gravi. L’associazione paraplegici ha voluto chiamare questo nuovo sogno, non a caso, ‘Casa Gabriella’.