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Dispositivi medici: distribuzione a domicilio e impatto su Ssn e sulle persone

Un report ha valutato il servizio “Dedicato a te” e il supporto offerto alle persone con lesione midollare e persone con stomia. In che modo è gestita la distribu­zione domiciliare dei dispositivi medici? Che impatto ha sulla vita delle persone? E quanto in­cide in termini organizzativi, ma non solo, sul nostro Servizio sa­nitario nazionale? A queste e altre domande ha provato a rispondere un report realizzato dal team di ri­cerca dell’Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari (Altems) e dell’Università Cattolica del Sacro Cuore con il contributo di Faip (Federazione delle Associazioni di Persone con lesione al midollo spinale) e Fais (Federazione Associazioni Incontinenti e Stomizzati), dal titolo “Valutazione Hta e distri­buzione domiciliare dei dispositivi medici”. Ne abbiamo già parato su queste pagine, ora facciamo un piccolo approfondimento.

Tramite un approccio mul­tidimensionale e multidisciplinare, l’analisi ha valutato la modalità di­stributiva domiciliare dei dispositivi medici e il servizio di supporto of­ferto alle persone portatrici di sto­mia o che praticano autocateterismo a intermittenza.

Gli obiettivi

Lo scopo del report è duplice: da una parte fornire una panoramica del potenziale impatto che il servizio potrebbe avere sulla qualità della vita delle persone; dall’altro valutare l’impatto sul Servizio sanitario nazionale in termini organizzativi, economici e sociali. Le evidenze emerse sono state selezionate secondo criteri di inclusione precostituiti, e organizzate sulla base dei principali domini Hta seguendo il framework dell’European network per l’Health technology assessment (EunetHta) Core model.

L’importanza dei servizi domiciliari: Per interpretare il senso di questo lavoro, bisogna partire dal presupposto che i servizi domiciliari permettono in generale di migliorare la qualità della vita delle persone e alleviare i caregiver di parte del carico assistenziale. Inoltre, nell’ottica di ottimizzazione della spesa sanitaria, i servizi domiciliari possono potenzialmente rappresentare un setting assistenziale volto a semplificare i processi organizzativi, garantendo un’elevata qualità delle cure.

Uno sguardo alla letteratura: Peraltro, secondo le evidenze ritrovate in letteratura, risulterebbe fondamentale lo sviluppo di un programma di supporto per persone che praticano autocateterismo o che sono sottoposti a un intervento che porta al confezionamento di una stomia. In tal senso, il supporto può essere fornito da stomaterapisti o professionisti sanitari specializzati nella cura della patologia, ma sono altresì importanti i programmi di supporto forniti dalle aziende produttrici dei dispositivi medici, specialmente nella fase immediatamente dopo la dimissione dall’ospedale. Nella totalità delle evidenze è dimostrato come la formazione della persona e l’educazione a riconoscere precocemente complicanze legate alla condizione possano comportare un miglioramento in termini di qualità della vita e una miglior appropriatezza delle cure.

La metodologia: Il processo di elaborazione del report prevede una fase di revisione, in cui i risultati preliminari della ricerca sono sottoposti a un tavolo multidisciplinare di esperti che hanno fornito indicazioni utili a rifinire e sistematizzare i risultati dello studio e, contestualmente, a fornire una diversa chiave di lettura delle evidenze prodotte. Il questionario validato dall’Advisory Board e dalle Associazioni dei Pazienti FAIP e FAIS, è sottoposto tramite piattaforma online alle persone oggetto di questa valutazione.

Inoltre, per diffondere maggiormente la survey sono utilizzati database delle Associazioni e di Coloplast. In concreto, il formato ha previsto tre gruppi di risposte: utilizzatori del database di Coloplast; membri delle associazioni pazienti (FAIP e FAIS); utilizzatori del database di Coloplast in distribuzione domiciliare a cui viene sottoposto il questionario tramite intervista telefonica. Tale indagine ha l’obiettivo di valutare non solo gli aspetti etico-sociali e la soddisfazione del supporto telefonico, ma mira anche a valutare le perdite di produttività, espresse in giornate di lavoro perse, delle persone portatrici di stomia o che praticano autocateterismo o dei loro caregiver.

Evidenze scientifiche: In questo contesto, una delle evidenze più significative emerse dal report riguarda l’impatto economico del modello di distribuzione domiciliare. Per effettuare tale valutazione, si ipotizza una revisione dello scenario distributivo con un aumento della domiciliare dal 22% al 50%. Nel dettaglio, dall’analisi dei due scenari si registra un risparmio di risorse assorbite pari a un totale di circa 7,6 milioni di euro in 3 anni. I risultati dimostrano come l’aumento della quota di mercato associata alla distribuzione domiciliare e i “saving” per i sistemi sanitari regionali siano direttamente proporzionali. Oltre a ciò, è importante considerare la semplificazione dei processi organizzativi rispetto alle modalità distributive più comunemente utilizzate e i risparmi derivanti dall’eliminazione degli sprechi in conseguenza dell’ottimizzazione dei processi logistici.

Costi diretti Tali risparmi non sono stimati all’interno del modello non avendo a disposizione dati sufficienti in tutte le realtà regionali. Inoltre, nell’ottica di una più proficua efficienza allocativa, soprattutto le risorse destinate alla distribuzione diretta potrebbero essere impiegate diversamente e più efficacemente dalle aziende sanitarie locali (Asl), qualora i dispositivi medici venissero distribuiti al domicilio. Attraverso l’analisi dei risultati del questionario sono stati inoltre stimati i risparmi derivanti dall’utilizzo del servizio di supporto in termini di visite specialistiche per l’insorgenza di infezioni o complicanze correlate. Dall’analisi appare evidente una riduzione delle visite per coloro che utilizzano il servizio. Valutando l’impatto che questa riduzione avrebbe passando allo scenario rivisto precedentemente descritto, si ottiene una riduzione totale di visite inappropriate di 6.325 nei tre anni di orizzonte temporale dell’analisi.

Costi indiretti: Il report ha preso in considerazione anche la perdita di produttività del paziente o del caregiver espresse in termini di giornate di lavoro perso a causa della condizione e del dover ritirare i presidi necessari. Prendendo ancora in considerazione i dati del questionario, emerge che la media di giornate di lavoro perse durante un mese risulta essere 2,7 (media tra pazienti e caregiver). La diffusione della distribuzione domiciliare, porterebbe a un risparmio in termini di onere sociale pari a 7,1 milioni di euro nei tre anni dell’analisi.

Una base di partenza: Occorre sottolineare che tali risultati devono necessariamente essere considerati come una base di partenza nell’ottica di acquisizione di nuovi e ulteriori dati che possano contribuire a confermare il ruolo positivo che può giocare un servizio di supporto fornito da un’azienda produttrice di dispositivi medici nel migliorare l’appropriatezza delle cure, la qualità della vita dei pazienti e determinare in maniera più robusta una miglior allocazione delle risorse sanitarie disponibili. In sintesi, analizzando il questionario, appare evidente come la modalità distributiva domiciliare e diretta indiretta siano associate a una maggior soddisfazione. Per quando concerne la distribuzione domiciliare, il livello di soddisfazione è alto (80%) così come anche la percezione di persone che ritiene che il servizio possa essere un valido supporto per individuare in modo preventivo complicanze o infezioni (87%).

Aspetti etico-sociali: Tra gli ulteriori aspetti che emergono dal report si evidenzia il fatto che l’implementazione di un processo di gestione e distribuzione domiciliare dei dispositivi per stomia e incontinenza presenta un saldo favorevole danni/benefici. Inoltre la persona stomizzata o che pratica autocateterismo è particolarmente vulnerabile. È nella fase successiva alla dimissione dall’ospedale in poi che il servizio di supportive care può rivelarsi molto utile. In più la tecnologia oggetto dell’analisi non sembra aggiungere per la maggioranza dei caregiver carichi aggiuntivi in termini di assenza dalle mansioni lavorative, potendo il supportive care rappresentare un elemento di facilitazione all’opera prestata dal caregiver stesso.