La ricerca di Montecatone che disegna percorsi personalizzati per ogni paziente
La ricerca all’Istituto Montecatone – la nota struttura emiliana impegnata nella riabilitazione di persone mielolese o con grave cerebrolesione acquisita – si colloca, come spiega Laura Calzà, che ne dirige l’Attività Scientifica, «in un continuum assistenziale che coinvolge professionisti con diverse competenze, disegnando percorsi personalizzati per ogni paziente». E a tale attività è arrivato nei giorni scorsi un nuovo riconoscimento, con la pubblicazione in una prestigiosa rivista scientifica di uno studio retrospettivo su pazienti con idrocefalo (traumatici e non) dagli importanti esiti.
L’Istituto Riabilitativo Montecatone, la nota struttura di Imola (Bologna) impegnata nella riabilitazione di persone mielolese o con grave cerebrolesione acquisita, promuove anche l’attività di ricerca di base, preclinica e clinica, sia come strumento per migliorare la qualità dell’assistenza dei pazienti con gravi mielolesioni e/o cerebrolesioni, in accordo con i principi della medicina basata sull’evidenza, sia per individuare e sviluppare nuove e innovative soluzioni terapeutiche in grado di modificare le storie naturali di malattia.
A tale attività, un nuovo importante riconoscimento è arrivato nei giorni scorsi, con la pubblicazione nella prestigiosa rivista scientifica internazionale «Brain Sciences» degli esiti di uno studio retrospettivo su pazienti con idrocefalo (traumatici e non) ricoverati a Montecatone dal 2008 al 2017.
Numerosi erano gli obiettivi di tale ricerca, vale a dire analizzare i fattori associati alle complicanze postchirurgiche, la lunghezza della degenza ospedaliera e il profilo cognitivo e di disabilità nei pazienti con idrocefalo secondario ad una grave cerebrolesione acquisita. A coordinare i lavori p stata Giovanna Castellani cui hanno collaborato Valentina Colombo, Francesca Cesira Cava e Pamela Salucci. Presenti nell’équipe anche Giorgio Palandri e Giovanni Miccoli, consulenti dell’Istituto, ed Elisa Maietti dell’Università di Bologna.
Ebbene, i risultati dello studio, pubblicati, come detto, da «Brain Sciences», con il titolo From Shunt to Recovery: A Multidisciplinary Approach to Hydrocephalus Treatment in Severe Acquired Brain Injury Rehabilitation, hanno dimostrato che le persone sottoposte alla metodica DVP (l’impianto di una valvola di derivazione ventricolo-peritoneale) hanno avuto un miglioramento sia cognitivo-comportamentale sia funzionale e che, grazie all’associazione di un trattamento riabilitativo intensivo, è stato possibile dimettere al domicilio più della metà dei pazienti.
Alla luce di tali esiti, dunque, l’Istituto ha avviato un nuovo studio prospettico, per definire meglio le risultanze derivanti dalla riabilitazione dei pazienti con idrocefalo secondario, nonché per elaborare un protocollo di diagnosi precoce.
«Questa pubblicazione – sottolinea Laura Calzà, che dirige l’Attività Scientifica di Montecatone – permette di aggiungere un importante tassello per migliorare le risultanze funzionali di pazienti con gravi cerebrolesioni e ci aspettiamo che il nuovo studio possa contribuire anche a ritoccare le linee guida, se necessario».
«Il ruolo di Montecatone nel percorso assistenziale di questi pazienti – aggiunge – consente interventi molto precoci, in una fase assolutamente critica per l’evoluzione biologica delle lesioni, accompagnandoli poi nel percorso riabilitativo fino al ritorno a domicilio e nelle cure successive. La ricerca si colloca quindi in un continuum assistenziale che coinvolge professionisti con diverse competenze, dall’unità di cure intensive alla riabilitazione assistita da tecnologie, fino alla terapia occupazionale, disegnando percorsi personalizzati per ciascun paziente». (S.B.)
Per ogni ulteriore informazione e approfondimento: Vito Colamarino (vito.colamarino@montecatone.com).